Onorevoli Colleghi! - «Troppo giovani per la pensione, troppo anziani per il lavoro»: potrebbe essere questa, in sintesi, la situazione paradossale in cui si trovano centinaia di migliaia di lavoratori nel nostro Paese.
      La presente proposta di legge si pone l'obiettivo di offrire a questi soggetti, espulsi ancora giovani dal mondo del lavoro, una possibilità di reinserimento.
      Ogni anno sono migliaia i lavoratori precocemente espulsi dal lavoro (fra i quarantacinque e i sessantacinque anni di età) a cui non viene riconosciuto il diritto alla pensione.
      Dai dati della Confindustria si ricava che solo uno su quattro di questi lavoratori possiede qualche reale possibilità di ritrovare un'occupazione. Per queste persone è necessario prevedere un intervento particolare, stante proprio la difficoltà del loro reinserimento nel circuito del mercato del lavoro.
      Nel corso della passata legislatura, la 11a Commissione (Lavoro e previdenza sociale) del Senato della Repubblica ha svolto un'indagine conoscitiva sulle condizioni dei lavoratori in Italia.
      Nel documento conclusivo, approvato il 6 luglio 2005 (Doc. XVII, n. 21), si legge: «In complesso si può affermare che, per quanto riguarda le politiche di invecchiamento attivo, in Italia solo negli anni '90 il rapporto tra invecchiamento e lavoro ha iniziato a configurarsi come uno specifico problema, bisognoso di interventi che andassero oltre la rimodulazione dell'età pensionabile e dei requisiti di accesso al trattamento di anzianità (oggetto, dal 1992 in avanti, di continue revisioni). Le misure poste in essere, peraltro, sono state caratterizzate per l'attenzione prevalente rivolta

 

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al profilo previdenziale, mentre minore attenzione è stata rivolta alle misure per attivare o riattivare i lavoratori appartenenti alle fasce di età più elevate. Lo stesso sistema di incentivazioni economiche è stato rivolto quasi esclusivamente ai lavoratori, mentre non altrettanto è stato fatto per stimolare l'interesse delle imprese a mantenere in attività personale esperto, capace ed affidabile, anche se più costosto dei dipendenti più giovani.
      Occorre ricordare poi che, secondo le stime effettuate dalla Commissione europea, entro il 2030 in Europa ci saranno 110 milioni di ultrasessantacinquenni e la popolazione in età attiva sarà di circa 280 milioni rispetto agli attuali 303 milioni. Tutto ciò avrà un impatto diretto sulla capacità di sostenere la crescita economica e lungo termine.
      Rispetto a questo fenomeno di espulsione dall'attività lavorativa in crescita così rapida e con caratteristiche preoccupanti, visto anche l'aumento dell'aspettativa media di vita (fra le più alte del mondo), è necessario ricercare una soluzione in una prospettiva a medio e a lungo termine, considerato che l'età a rischio di allontanamento dalle aziende - in particolare per le professioni della fascia medio-alta - si sta progressivamente abbassando.
      Nel frattempo, occorre riflettere e agire anche sulla condizione di quelle migliaia di ex lavoratori che si trovano privati di qualsiasi forma di reddito, dovendo attendere anni per raggiungere il diritto alla pensione.
      Siamo peraltro coscienti che il problema della disoccupazione in età matura è oggi un aspetto inquietante in tutto il mondo occidentale. Da una ricerca dell'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (ISFOL) dal titolo «Prolungamento della vita attiva e politiche del lavoro», che fornisce dati e analisi approfonditi sulla gravità di questo fenomeno in Europa e in Italia, si ricava che un terzo dei disoccupati nell'Unione europea sono cittadini in età matura.
      Si tratta, quindi, di un fenomeno che riguarda molti Paesi e che non è riconducibile solo a motivazioni legate al costo del lavoro o alla flessibilità. Un fattore determinante, all'origine di questo trend, va ricercato nella diversa organizzazione delle attività produttive, indotta da un crescente livello di automazione, che porta a sminuire il valore dell'esperienza lavorativa e dei criteri di responsabilizzazione delle risorse; né va, infine, dimenticata l'applicazione, acritica, di teorie dell'organizzazione del lavoro (young-in, old-out), importate in Europa dai modelli di sviluppo industriale del Far east e degli Stati Uniti d'America.
      Oltre a ciò, questa categoria di lavoratori si trova fortemente penalizzata a causa dell'attuale organizzazione del mercato del lavoro italiano, che non consente loro un reinserimento nel mondo lavorativo. Il problema è soprattutto di natura generazionale, in quanto per i lavoratori ultraquarantacinquenni le prospettive di occupazione sono ridotte a causa anche degli scarsi incentivi e delle attuali tipologie contrattuali che minano continuamente la loro quota di mercato, continuando a farli soffrire di una difficile condizione di accesso e di permanenza sul mercato del lavoro.
      La presente proposta di legge intende quindi proporre soluzioni «a ventaglio», che consentano il rientro di queste persone nel mondo del lavoro, attraverso una serie di possibilità: incentivi per le assunzioni, percorsi formativi specifici, previsioni di favore per l'affidamento di appalti da parte delle pubbliche amministrazioni e benefìci per favorire la formazione di imprese individuali o societarie e cooperative, con l'estensione a questi soggetti delle norme già esistenti, come, ad esempio, quelle per le cooperative sociali e per i contratti di formazione e lavoro.

      In particolare, l'articolo 1 prevede la possibilità di utilizzare apposite incentivazioni all'espansione occupazionale e all'autoimpiego, sotto forma di sgravi contributivi, finanziamenti agevolati, crediti d'imposta, forme d'imposizione negativa sul reddito, prestazioni di garanzie per l'accesso al credito e deduzioni dal reddito imponibile.
 

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      L'articolo 2 stabilisce il divieto di prevedere espressamente limiti di età nell'assunzione dei lavoratori e negli annunci pubblicitari di assunzione.
      L'articolo 3 prevede l'istituzione di appositi uffici e sportelli per i lavoratori, finalizzati all'organizzazione di banche dati per l'incontro di domanda e offerta di lavoro, nonché alla predisposizione di percorsi formativi e di ricollocazione professionale dei medesimi.
      L'articolo 4 stabilisce che alle cooperative e alle società di persone costituite da lavoratori ultraquarantacinquenni disoccupati di lunga durata si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni previste per le cooperative sociali dalla legge 8 novembre 1991, n. 381.
      L'articolo 5 detta misure finalizzate alla ricollocazione professionale. A tale fine le amministrazioni pubbliche possono promuovere convenzioni con cooperative di produzione e lavoro, consorzi di artigiani e società di persone, a condizione che la forza lavoro in essi occupata sia costituita, in misura non inferiore al 40 per cento, da lavoratori ultraquarantacinquenni, per l'affidamento all'esterno di attività e di servizi.
      L'articolo 6 prevede, in coerenza con le analoghe disposizioni della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008), che nelle aree depresse delle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise sia riconosciuto un credito d'imposta nel caso di assunzione di lavoratori ultraquarantacinquenni.
      L'articolo 7 prevede la possibilità per le cooperative di produzione e lavoro composte esclusivamente o prevalentemente da soggetti di età compresa tra quarantacinque e sessantacinque anni, che abbiano la maggioranza assoluta numerica e di quote di partecipazione, di usufruire dei benefìci di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185 (recante incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego).
      L'articolo 8 prevede l'ulteriore beneficio della decurtazione degli oneri contributivi a carico del datore di lavoro in caso di assunzione di lavoratori ultraquarantacinuquenni.
      L'articolo 9 prevede disposizioni per favorire la prosecuzione volontaria da parte dei lavoratori iscritti alla Gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995, ai fini del conseguimento del requisito contributivo per il diritto alla pensione a carico di tali forme.
      L'articolo 10 prevede che il Ministero del lavoro e della previdenza sociale promuova, per l'anno 2009, un programma sperimentale per il sostegno al reddito finalizzato al reimpiego di 5.000 lavoratori disoccupati di lunga durata di età superiore a cinquanta anni.
      L'articolo 11, infine, individua le forme di copertura finanziaria degli oneri relativi all'attuazione delle diverse misure.
      La presente proposta di legge dà quindi una risposta concreta al grave problema dei lavoratori in età matura espulsi precocemente dal lavoro, che si trovano soli ad affrontare il dramma della disoccupazione. Tale problema, poi, si pone in modo più accentuato per i lavoratori espulsi individualmente rispetto a quelli che hanno subìto la stessa sorte in grandi gruppi industriali. Questi ultimi, infatti, grazie all'attenzione dei media sono riusciti ad ottenere condizioni di uscita maggiormente protette. I primi, invece, sono totalmente indifesi e soggetti spesso a condizioni di uscita non tutelate o fortemente «concordate». Per questi si vengono a creare ulteriori disagi a causa del mancato riconoscimento della condizione di disoccupati, che preclude l'accesso alle varie forme di protezione sociale.
      È dunque ora di compiere un primo passo: la presente proposta di legge intende fornire soluzioni - anche se parziali - alle difficoltà vissute da una parte importante del mondo del lavoro, che rappresenta una risorsa dimenticata per il nostro Paese.
 

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